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mercoledì 26 febbraio 2020

Permaloso io??


Chi non conosce la risata è suscettibile di conoscere la sofferenza, che è di gran lunga più complessa.” 
-Javier Marías-

Permaloso deriva dal latino “per male”, ossia che prende male ogni cosa o si offende.
Il vocabolario Treccani alla voce permaloso dà la seguente definizione: persona facile a offendersi, che si risente e s’indispettisce di atti e parole che altri non considererebbero offensivi (e che per lo più non sono tali nelle intenzioni).
Chi è permaloso infatti si risente facilmente, ha spesso un desiderio eccessivo di essere approvato ed è facilmente suscettibile. Non è facile avere a che fare con qualcuno che si offende per tutto, i permalosi stessi hanno vita difficile, spesso si trovano a sperimentare sofferenza il più delle volte inutile e spesso controproducente perchè ostacola le relazioni interpersonali.

Perché esiste gente che si offende per qualsiasi cosa?

Il sentimento di offesa si presenta quando percepiamo che gli altri ci stanno trattando con disprezzo e inferiorità, ma anche quando non ci riconoscono come individui o non riconoscono ciò che facciamo. Si tratta probabilmente di atteggiamenti offensivi ma, pur essendo situazioni che si verificano tutti i giorni e prive di reale importanza, per alcune persone queste situazioni risultano intollerabili. Non lasciano correre. 
La suscettibilità può essere alimentata da diversi fattori. Eccone alcuni:

domenica 28 aprile 2019

Gli adolescenti e la passione per la musica


Gli adolescenti amano ascoltare musica, si sa.
L’Osservatorio sulle Tendenze e Comportamenti degli Adolescenti ha svolto un lavoro di ricerca in tutta Italia con circa 7000 adolescenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni da cui è emerso che addirittura il 98,5% di loro ascolta musica regolarmente!

Come mai questa passione naturale per la musica coglie praticamente tutti gli adolescenti?

La musica è spesso il codice che prediligono per comunicare con gli altri e con se stessi perchè la melodia è portatrice di emozioni,  amplifica ciò che sentiamo dentro e ci permette di comunicarlo. Inoltre i testi contengono molteplici messaggi: se abbiamo una cosa da dire e non troviamo le parole, proviamo a cercarle all'interno di un testo di una canzone, troveremo di certo ciò che fa al caso nostro.
E così i ragazzi ripongono nella musica, speranze, sogni, desideri, paure.

Ascoltare musica poi, genera dei grandi benefici sul cervello in quanto comporta il rilascio della dopamina, un neuromediatore che suscita il piacere. I ragazzi, in quell'età così incerta, non si sentono nè carne nè pesce, hanno bisogno di sentirsi vivi, sono quasi come drogati di musica per restare a galla nel loro mondo fatto di incertezze, giudizi, doveri, sorprese, emozioni forti.
Proprio perchè non sanno bene chi sono, hanno un grande bisogno di identificarsi, perciò per loro è importante scegliere un genere musicale da seguire ed amare.
Infatti, solo il 39% sente un po’ di tutto, mentre il restante 61% sceglie un genere ben definito da ascoltare ( 23% ascolta rap, 21% hip hop e il 13,4% pop).

Gli adolescenti sono molto attratti dalla musica anche perchè essa ha un grande potere calmante e perfino catartico, di purificazione…una grande agitazione interiore al termine della quale, però, ci sentiamo come liberati e sereni, rappresentando in modo simbolico, come un oggetto di fronte a noi, e in definitiva come in uno specchio, le angosce e le pulsioni più estreme con le quali da sempre gli esseri umani si sono confrontati.

Peccato che, nonostante tutto questo interesse degli adolescenti per la musica solo il 25% di loro la vive attraverso gli strumenti musicali. Il sociologo Figarotti, in merito a ciò, afferma che gli adolescenti non "vivono" la musica ma la "abitano": ci entrano senza conoscere l’ambiente e tutto ciò che lo circonda e ne escono quando fa loro più comodo. 
Ragazzi, vi invito a conoscere la musica!Provate a suonare uno strumento, siate curiosi, mettetevi in gioco, non siate fruitori passivi!
Imparare a suonare uno strumento ha molteplici effetti sulla persona: migliora le capacità cognitive, logico-matematiche e rende più intelligenti, migliora le capacità organizzative, allevia lo stress, migliora l’autostima e allontana la timidezza, promuove la socializzazione e l’armonia con gli altri.

Quale strumento vi piacerebbe imparare a suonare?Avanti, ce ne sono molti tra cui scegliere!


lunedì 29 ottobre 2018

Risvolti psicologici di Halloween

La notte del 31 ottobre festeggeremo Halloween: una festa pagana che da diversi anni è arrivata anche qui in Italia. 

Grandi e piccini si travestiranno con costumi spaventosi, disgustosi e terrificanti.

Come ogni festa popolare, anche Halloween ha un significato culturale e uno psicologico; in realtà, i festeggiamenti per la notte di Halloween servono all’essere umano per esorcizzare la paura della morte: da un punto vista psicologico, travestirsi in maniera paurosa nella notte di Halloween serve per “prendere in giro” la tanto temuta morte. 
Aldilà delle maschere paurose, la festa ha un significato positivo, in quanto ricorda, sia ai grandi che ai piccoli, che la morte non è una dimensione opposta alla vita ma è un risvolto della vita stessa ed è fondamentale che il suo tema vada affrontato.


Secondo Gratton, l'indossare un maschera non è solo fonte di intrattenimento, ma anche un mezzo di fuga dallo stress, dalle responsabilità e dall'invadenza della tecnologia.
Secondo Foster, Halloween è un'occasione per vestirsi come la persona che si vorrebbe essere o, al contrario, come qualcuno che si detesta e quindi si vorrebbe prendere in giro. Mascherarsi, però, non è solo un modo per fuggire, emulare o schernire. 
Quando si sceglie un costume, si realizza una fantasia. 
Le nostre scelte riguardo al costume parlano di noi. Si cerca di mostrare agli altri una parte del proprio sé e probabilmente si sceglie una parte di sé che normalmente è poco visibile.
Gli scenari terribili evocati da Halloween sono profondamente affascinanti. Ragni giganti, zombie, streghe e mummie e tutti gli orrori nascosti nel buio impegnano antichi meccanismi evolutivi e di sopravvivenza dell’uomo. Sembra quasi che ci sia una sorta d’innamoramento verso l’emozione che provoca uno spavento e Halloween fornisce un’abbondanza di tutti questi sentimenti. I film horror, i mostri, e l’iconografia di Halloween hanno culturalmente successo perché si collegano bene agli adattamenti evolutivi e biologici dell’uomo (Clasen, Mathias 2012).Sappiamo che l’esistenza dei nostri antenati preistorici era precaria. 
La minaccia di predazione è stata reale e molto seria per milioni di anni. 
L’antropologa Lynn A. Isbell ha dimostrato, che il nostro genoma è stato profondamente plasmato dalla paura che abbiamo provato per tutti quegli esseri viventi per noi minacciosi e mortali come ad esempio insetti velenosi e serpenti: la minaccia rappresentata da ragni velenosi in ambiente preistorico ha lasciato un’impronta a otto zampe nel DNA umano, un’impronta che si esprime come tendenza di acquisire facilmente la paura dei ragni o una vera e propria aracnofobia.  Quando abbiamo un brivido per mostri soprannaturali e ragni giganti, ci stiamo emozionando per i fantasmi del passato, pericoli che persistono nel sistema nervoso centrale umano.
Naturalmente i costumi spaventosi e gli oggetti di scena di Halloween sono simbolici e non presentano una reale minaccia; forniscono emozioni sicure, di piacere per il gioco, il passatempo e lo stare insieme. 
Altra cosa importante, i  bambini amano giocare con gli spettri e giocare a scappare dal mostro, gli stimoli spaventosi li divertono, chiaramente se li accompagniamo.  La fase della vita che più è dedita a cambiamenti e personali mostruosità, l’adolescenza, non a caso resta il target preferito dell’horror. I ragazzi si sentono spesso terribili e i film rispecchiano la loro paura interiore, mentre il gruppo li contiene e resistere alla visione di un film spaventoso li fa sentire meglio.
In conclusione, per mille e mille motivi ancora, non mi resta che augurare a tutti: 
"Buon Halloween!!"

lunedì 31 ottobre 2016

Cibo ed emozioni

Cibo ed emozioni

Esiste uno stretto rapporto tra cibo ed emozioni.


Il cibo, ad esempio, è sempre il protagonista delle nostre di festa, ha il compito di esaltare la gioia di quei momenti. 

Talvolta un alimento può evocarci ricordi personali, oppure gustare un piatto che amiamo può farci provare gioia.

Può capitare anche che si mangi dalla noia, dalla rabbia o si perda l'appetito dalla tristezza.

Il rapporto con il cibo, quindi, coinvolge gli impulsi più istintivi e vitali della vita affettiva.

Ci sono alcune basi anatomiche e fisiologiche in grado di spiegare la stretta relazione che intercorre tra l’atto di alimentarsi ed il provare emozioni.

sabato 13 febbraio 2016

Stai per diventare papà...

psicologia papà
Papà...stai per diventare papà e la tua vita cambierà di colpo. Paure? Dubbi? 

In questo momento tanto delicato ogni emozione è lecita, è permesso ogni tipo di pensiero: è sano il fatto che il mondo interiore di una persona la quale si accinge a diventare genitore sia in movimento, assuma diverse forme, presenti impensabili sfaccettature.

Tuttavia non sempre ciò viene vissuto dall'uomo con serenità: esso si chiede ad esempio se sarà un buon padre, osserva la sua compagna parlare del loro bambino con un'intensità ed un'emozione che può non riconoscersi e chiedersi cosa ci sia di sbagliato in lui, perché non ami suo figlio come lo ama lei. Sono domande legittime, ma generalmente non nascondono una difficoltà del padre ad affezionarsi al proprio figlio che sta arrivando, sono solo il frutto di un processo che percorre strade differenti in tempi differenti rispetto alla donna.

Proprio ora, che il nascituro è ancora nel grembo materno, è il momento giusto per fare chiarezza dentro di sè, aumentare la propria autoconsapevolezza e successivamente rendere partecipe la propria compagna di ciò che è emerso dalla propria esplorazione.

lunedì 24 agosto 2015

Il Pensiero Positivo insegnato dagli animali

Pensiero positivo
Il termine “pensiero positivo” si riferisce ad una scuola di pensiero che sostiene il vantaggio di allineare la mente a uno stato di positività, lavorando sulle proprie convinzioni, creando sempre nuovi pensieri ottimisti, affrontando con fiducia la propria esperienza di vita al fine di raggiungere il benessere psicofisico. 

Secondo questa filosofia, i pensieri sono materia viva e creativa, sulla quale abbiamo ampia possibilità d’intervento.

La tecnica principale attraverso cui il pensiero positivo è messo in atto è costituita dalle "affermazioni", cioè frasi che contengono in sé le caratteristiche mentali, fisiche e spirituali che l'individuo desidera possedere oppure gli eventi che desidera che accadano. Le affermazioni possono essere pronunciate ad alta voce, pensate o anche cantate, portando così attraverso questa costante ripetizione a una lenta riprogrammazione della mente non conscia.

Ci sono delle affermazioni che preferisco più di altre, frasi che spesso ritornano nelle sedute con i miei pazienti, ma anche nella mia vita privata e in quella dei miei cari.
Eccole qui di seguito:

sabato 14 marzo 2015

Urlo e canto come veicolo di emozioni

"L'urlo di Sharon". Mario Digennaro
Trovo che che ci sia una sostanziale differenza tra l'urlo ed il canto.
L'urlo indica tendenzialmente il desiderio di eliminare qualcosa: ha una traiettoria che prevede un inizio e una fine, legata anche al respiro.
Quando si urla, si butta fuori qualcosa.
Se è rabbia, la si vuole eliminare, se è gioia, la si vuole esprimere ma allo stesso tempo, l'urlo è utile per dissipare l'agitazione, il calore che la gioia instaura dentro di noi.

Con il canto invece, c'è un'implicazione di trasformazione.
Cantando si accetta quello che si sta vivendo, anche se è dolore. Altrimenti non lo si potrebbe cantare, dato che il canto è un tentativo di celebrare, di amplificare, di diffondere.

Chi usa l'urlo, spesso lo fa per alleggerirsi, perchè sente il bisogno di far uscire il peso dei problemi, ha bisogno di liberarsi.
Però, se chi urla non capisce la ragione per cui si è trovato in quella specifica situazione, egli avrà sempre il bisogno di urlare.

L'urlo è improvviso, non ha regole necessita di sforzo.
Il canto è diverso: innalza le emozioni, dà dignità a qualsiasi cosa noi sentiamo dentro.
Esso sollecita il corpo in più modi.