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domenica 28 aprile 2019

Gli adolescenti e la passione per la musica


Gli adolescenti amano ascoltare musica, si sa.
L’Osservatorio sulle Tendenze e Comportamenti degli Adolescenti ha svolto un lavoro di ricerca in tutta Italia con circa 7000 adolescenti di età compresa tra i 13 e i 19 anni da cui è emerso che addirittura il 98,5% di loro ascolta musica regolarmente!

Come mai questa passione naturale per la musica coglie praticamente tutti gli adolescenti?

La musica è spesso il codice che prediligono per comunicare con gli altri e con se stessi perchè la melodia è portatrice di emozioni,  amplifica ciò che sentiamo dentro e ci permette di comunicarlo. Inoltre i testi contengono molteplici messaggi: se abbiamo una cosa da dire e non troviamo le parole, proviamo a cercarle all'interno di un testo di una canzone, troveremo di certo ciò che fa al caso nostro.
E così i ragazzi ripongono nella musica, speranze, sogni, desideri, paure.

Ascoltare musica poi, genera dei grandi benefici sul cervello in quanto comporta il rilascio della dopamina, un neuromediatore che suscita il piacere. I ragazzi, in quell'età così incerta, non si sentono nè carne nè pesce, hanno bisogno di sentirsi vivi, sono quasi come drogati di musica per restare a galla nel loro mondo fatto di incertezze, giudizi, doveri, sorprese, emozioni forti.
Proprio perchè non sanno bene chi sono, hanno un grande bisogno di identificarsi, perciò per loro è importante scegliere un genere musicale da seguire ed amare.
Infatti, solo il 39% sente un po’ di tutto, mentre il restante 61% sceglie un genere ben definito da ascoltare ( 23% ascolta rap, 21% hip hop e il 13,4% pop).

Gli adolescenti sono molto attratti dalla musica anche perchè essa ha un grande potere calmante e perfino catartico, di purificazione…una grande agitazione interiore al termine della quale, però, ci sentiamo come liberati e sereni, rappresentando in modo simbolico, come un oggetto di fronte a noi, e in definitiva come in uno specchio, le angosce e le pulsioni più estreme con le quali da sempre gli esseri umani si sono confrontati.

Peccato che, nonostante tutto questo interesse degli adolescenti per la musica solo il 25% di loro la vive attraverso gli strumenti musicali. Il sociologo Figarotti, in merito a ciò, afferma che gli adolescenti non "vivono" la musica ma la "abitano": ci entrano senza conoscere l’ambiente e tutto ciò che lo circonda e ne escono quando fa loro più comodo. 
Ragazzi, vi invito a conoscere la musica!Provate a suonare uno strumento, siate curiosi, mettetevi in gioco, non siate fruitori passivi!
Imparare a suonare uno strumento ha molteplici effetti sulla persona: migliora le capacità cognitive, logico-matematiche e rende più intelligenti, migliora le capacità organizzative, allevia lo stress, migliora l’autostima e allontana la timidezza, promuove la socializzazione e l’armonia con gli altri.

Quale strumento vi piacerebbe imparare a suonare?Avanti, ce ne sono molti tra cui scegliere!


giovedì 6 settembre 2018

Il bernoccolo della musica

di Riccardo Bisesti 

Musicoterapista


Le capacità musicali sono estremamente variabili da persona a persona, così come sono varie le parti del cervello che le comandano. 
Immaginiamo ad esempio di essere a un concerto: il nostro cervello, oltre a dover riconoscere i suoni, si trova ad analizzare gli stimoli visivi che ci circondano e a distinguere gli stimoli tattili che causano la vibrazione del nostro corpo. 

Così anche i musicisti muovendo dita braccia e piedi e anche soffiando mettono a massimo regime di attività il cervello. In altri termini devono mettere all'opera tutta una serie di processi cerebrali che permettono l'astrazione. 
La propensione per la musica è una componente genetica che, sollecitata attraverso l'esercizio e la dedizione permette di sviluppare notevolmente l'intelligenza.
Un gruppo di ricercatori di Heindelberg in particolare ha visto che rispetto al resto della popolazione i musicisti hanno generalmente una quantità di materia grigia maggiore in una parte della corteccia uditiva che si chiama "giro di Heschl". 
Come dicevamo le capacità musicali sono variabili: esistono persone che non capiscono la musica, ma ci sono anche chi ha capacità superiori alla norma. 
Si narra che un ragazzo di 14 anni dopo aver ascoltato il Miserere sia riuscito a trascriverla tutta dopo solo un ascolto.....ma quel bambino si chiamava Wolfgang Amadeus Mozart e non aveva bisogno di copiare da un pezzo di carta...:)

La musica sta saldando il proprio debito con gli scienziati, proprio in virtù della sua complessità, sta diventando sempre di più uno strumento per la comprensione dei meccanismi di funzionamento del cervello. 
Oliver Sacks nel suo libro scrive:
"a volte la normale immaginazione musicale varca un limite e diventa, per così dire, patologica, come quando un particolare frammento di musica si ripete senza sosta, a volte in modo esasperante, per giorni e giorni. Queste ripetizioni - spesso si tratta di una frase o di un tema ben definiti di tre o quattro battute – possono continuare a girare nella mente per ore o giorni, prima di svanire. Questa incessante ripetizione e il fatto che tale musica possa essere del tutto fuori luogo o banale, per nulla gradita o addirittura odiosa, indica un processo coercitivo; suggerisce insomma che la musica sia penetrata in una parte del cervello e l'abbia sequestrata costringendola a scaricare in modo autonomo e ripetitivo come può accadere nel caso dei tic o crisi epilettica".

Music is playing inside my head over and over and over again..... there's no end (Carole King) 


In ogni caso è importante riconoscere che, sebbene ci sia chi è più portato per la musica e chi meno, essa appartiene a tutti quanti. La Musica così ineffabile ci accompagna tutta la nostra vita da quando nasciamo fino al momento di lasciare questo mondo...influenzandoci con il suo modo trasparente cristallino che fa parte della natura e della nostra natura, penso che non ci sia un suono o rumore che non abbia un senso. La musica è un veicolo per le emozioni e sapere che può aiutarci a scoprire qualcosa di noi è meraviglioso. 

E come diceva Elvis Presley: 
<< Io non so niente di musica, nel mio campo puoi farne  a meno>>.

Contatti: imemine@email.it  324 993 6273

sabato 14 marzo 2015

Urlo e canto come veicolo di emozioni

"L'urlo di Sharon". Mario Digennaro
Trovo che che ci sia una sostanziale differenza tra l'urlo ed il canto.
L'urlo indica tendenzialmente il desiderio di eliminare qualcosa: ha una traiettoria che prevede un inizio e una fine, legata anche al respiro.
Quando si urla, si butta fuori qualcosa.
Se è rabbia, la si vuole eliminare, se è gioia, la si vuole esprimere ma allo stesso tempo, l'urlo è utile per dissipare l'agitazione, il calore che la gioia instaura dentro di noi.

Con il canto invece, c'è un'implicazione di trasformazione.
Cantando si accetta quello che si sta vivendo, anche se è dolore. Altrimenti non lo si potrebbe cantare, dato che il canto è un tentativo di celebrare, di amplificare, di diffondere.

Chi usa l'urlo, spesso lo fa per alleggerirsi, perchè sente il bisogno di far uscire il peso dei problemi, ha bisogno di liberarsi.
Però, se chi urla non capisce la ragione per cui si è trovato in quella specifica situazione, egli avrà sempre il bisogno di urlare.

L'urlo è improvviso, non ha regole necessita di sforzo.
Il canto è diverso: innalza le emozioni, dà dignità a qualsiasi cosa noi sentiamo dentro.
Esso sollecita il corpo in più modi. 

martedì 11 febbraio 2014

Pillole di consapevolezza: i colori e le emozioni

“Pillole di consapevolezza”  è il nome che abbiamo dato ad uno spazio di circa 20 minuti in cui i partecipanti hanno potuto sperimentare e sperimentarsi sulla consapevolezza di sé.

Con "abbiamo" intendo dire la Dott.ssa Ivana Sorrentino, psicologa psicoterapeuta, ed io.
Quando: sabato scorso, durante l'inaugurazione del "Centro Eliodoro", spazio di psicologia, benessere e cultura.
Ingredienti del piatto di portata, i colori, le emozioni, i sorrisi e la voglia di condividere dei presenti, tutto condito con il suono di un tamburo del mare (vedi foto).
I partecipanti, hanno fatto esperienza, mediante una breve visualizzazione guidata, di come i colori possono essere associati alle nostre emozioni, entrando in contatto con essi e sentendone, attivando i vari sensi, la consistenza, l’odore.
Fin dall'infanzia iniziamo ad associare ai colori sensazioni ed emozioni.
Queste associazioni rimangono costanti in noi fino all'età adulta e influenzano il nostro modo di percepire i colori.
La percezione del colore è influenzata anche dalla nostra storia, la cultura di appartenenza, nostre tradizioni.


martedì 20 settembre 2011

Il significato dei colori

Il mio colore preferito è l'arancione!
Esprime gioia e mi da senso di fantasia, creatività e calore.
Ed è proprio l'amore per l'arancione e per i colori in generale che mi invogliano a scrivere questo post.
I colori hanno un preciso significato, inoltre possono influire in vari modi sul sistema nervoso ed avere perciò particolari effetti su di noi.
Per esempio è stato dimostrato che le radiazioni luminose di bassa frequenza elettromagnetica stimolano l'attività del S.N. Simpatico il quale, stimolando a sua volta le ghiandole surrenali, provoca un aumento dell'adrenalina nel sangue, innalzando la frequenza cardiaca e dandoci così quella sensazione psicosomatica che chiamiamo "eccitazione", "ansia", "stato di agitazione".
Il S.N. Parasimpatico viene invece stimolato dalle radiazioni luminose di alta frequenza e, agendo da antagonista-riequilibratore nei confronti del Simpatico, inibisce la secrezione di adrenalina abbassandoci la frequenza cardiaca e dandoci una sensazione di "tranquillità", di "pace".