Pur non essendo una psicologa del lavoro mi sono imbattuta più volte in questo argomento.
Nel corso della vita ho sostenuto decine di colloqui, e varie volte i miei pazienti hanno chiesto un punto di vista su come sostenere un valido colloquio di lavoro.
Al momento viviamo un periodo di crisi, e le possibilità per un disoccupato di effettuare un colloquio di lavoro sono molto limitate. Perciò credo che questo post, proprio ora sia ancora più importante: c'è talmente poco lavoro che se una persona si candida per un incarico, pone moltissime speranze su quella rara opportunità.
Allora, a cosa sarebbe utile prestare attenzione?
Innanzitutto bisogna arrivare al colloquio
pronti, informati e con le idee chiare sia su ciò che si sa, sulle
proprie risorse da mettere in gioco, sia sui profili e
competenze che l’impresa cerca.
Fondamentale è anche capire che cosa davvero si
vuole dalla propria vita professionale: il potere a tutti i costi, il
guadagno oppure la stabilità, la comodità o il contatto con la
gente? Chiarire quelle che sono le proprie motivazioni aiuta,
infatti, a fissare con precisione gli obiettivi e a meglio
indirizzare la ricerca di un lavoro che soddisfi davvero.
E’ bene quindi tracciare un identikit personale
quanto più preciso possibile, che sarà poi la base per le due
pagine del curriculum. E nel curriculum non serve raccontare tutto,
bisogna inserire solo le informazioni più importanti, gli studi, le
competenze e, soprattutto, le esperienze di lavoro, con gli incarichi
ricoperti, i risultati raggiunti.
Il secondo passaggio è invece documentarsi
sull’azienda che si va a incontrare: che cosa fa, quali sono la sua
storia, la sua “mission” e il suo mercato di riferimento, di
quale profilo abbia bisogno, ma anche dove opera e quali sedi abbia,
in modo da farsi una panoramica a 360 gradi, che tornerà utile
durante il colloquio. In questa fase di raccolta di
informazioni, il suggerimento è visitare il sito aziendale, cercare
notizie in rete e, se possibile, fare anche una chiacchierata con chi
in quella azienda già ci lavora o la conosce.
Il colloquio comincia dal
primo contatto per l'appuntamento (telefonata o mail). Se vi trovate
in una situazione poco opportuna per parlare, diteo francamente e
proponete un altro momento. Evitate di rispondere a monosillabi o di
gridare per superare il rumore del traffico. Se l’appuntamento è
concordato via e-mail, allo stesso modo siate puntuali nelle risposte
e curate la comunicazione (apertura, saluti, ecc).
Abbigliamento: rivela molto di noi, caratteristiche
della personalità come aggressività, delicatezza, creatività,
ordine, capacità organizzative....Quale sia l’abbigliamento giusto
dipende dal contesto, dall’azienda e dalla posizione per la quale
ti proponi. In certi ambienti il vestito coordinato con cravatta è
d’obbligo per i ragazzi, così come il completo per le ragazze. In
quelli più creativi, un certo stile eccentrico è sempre apprezzato.
Cercate di capire quale sia il livello di formalità dell’azienda
alla quale vi proponete, e nel dubbio state un gradino sopra. Non
trascurate capelli, trucco, accessori e profumo. Colori indicati per
trasmettere calma e serenità sono il blu ed il verde.
Cercate di arrivare
puntuale. Se per sfortuna il treno ritarda o se vi si rompe l'auto
evitate di spegare per filo e per segno ciò che vi è accaduto. Le
scuse basteranno.
Se arivate in anticipo
fate un giro nei paraggi e presentatevi all'ora stabilita.
Se attendete in sala d'attesa prestate attenzione a
come siete seduti, cosa guardate, che libro o rivista state leggendo,
quante volte guardate l'orologio... sono tutti elementi che parlano
già di voi.
Entrate e salutate con cordialità, stringere la mano in modo deciso e sicuro.
Se la sedia è distante dalla scrivania del selezionatore, non la avvicinate: è un trucco per leggere il linguaggio del vostro corpo. Rimanete dove hanno collocato la sedia ed assumete una posizione rilassata.
La posizione sulla sedia dovrà essere rilassata ma
non sbracata. Da evitare le gambe incrociate sotto la sedia o le
gambe unite vicine con le mani sul grembo perchè denotano scarso
interesse o timore reverenziale verso chi si ha davanti. La posizione
con gambe incrociate e schiena dritta è la migliore.
Durante il colloquio mantenete lo sguardo
fisso negli occhi, la voce rilassata e cercate di evitare quei
gesti rivelatori di nervosismo come giocherellare con i capelli,
mordersi le unghie o agitarsi sulla sedia.
Evitate i finti sorrisi: il sorriso è l'espressione non verbale
più facile da riconoscere, e allo stesso modo è facile riconoscere
un "falso sorriso".Attenti a non fare troppe critiche, non fareste una buona impressione srotolando critiche acide su colleghi, datori di lavoro, clienti...
Preparatevi le risposte alle domande classiche, per
esempio: “Perché vorrebbe lavorare qui?“, oppure
“Quale è l’attività che ha gestito con meno successo e
perché?“.
Se studierete bene il sito web dell'azienda potrete
trovare dei dettagli che vi aiuteranno ad entrare in sintonia con il
selezionatore. Usare lo stesso linguaggio, fare riferimento a un
evento alla quale l’azienda ha partecipato da poco e così via.
Insomma, essere già vicini fa percepire una buona intesa futura.
Attenti a non contraddirvi, sia all'interno dello
stesso colloquio che con gli incontri futiri.
Ricordatevi sempre di essere coerenti con quanto
avete scritto nel CV e di mantenere la stessa versione dei fatti nei
diversi incontri.
Evitate i giri di parole: ed evitate anche tutte le
frasi per riempire spazio, piccole affermazioni del tipo...a me piace
questo e quest'altro. Anzi la parola mi piace è risultata essere una
delle più pericolose. Chi dice tante volte "a me piace questo e
quest'altro" non viene percepito come una persona valida e
professionale.
Ricordatevi di parlare piano, non a raffica. Con
tono deciso senza urlare o bisbigliare. Evitate gli "Heeemm..", i "cioè", gli "allora".
Parlate di soldi, ma non nei primi dieci minuti. Se
avete delle aspettative, fatele presenti e andate a fondo su tutti i
punti che volete chiarire (contratto, benefit, piani di crescita,
ecc). Ma non fatene l’argomento principale dell’incontro o la
prima domanda appena vi viene passata la palla.
In generale, durante il colloquio:
Non siate evasivi a nessuna domanda e rispondete
sempre.
Non agitatevi e non accettate provocazioni. Esiste
un tipo di colloquio, il cosiddetto "colloquio stress" che
ha l'obiettivo di creare disagio nel candidato e verificare quanto
questo riesce a reggere lo stress. In questa occasione dovrete
mantenere sempre la calma, dimostrando costante padronanza di voi
stessi.
Non mentire mai; una piccola bugia potrebbe farvi
contraddire successivamente e questo non sfuggirebbe al
selezionatore.
Ecco
le domande classiche:
"Mi
parli di lei…": bisogna rispondere brevemente,
distinguendo la vita familiare, la formazione, le precedenti
esperienze lavorative e tutto ciò che si è fatto negli ultimi anni.
Evitare tutto ciò che non riguarda il caso personale. Non divagare.
"Quali
sono i suoi punti di forza?": darne due o tre, quelli che
sono più utili alla funzione che è stata proposta. Per essere
credibili, bisogna però provare quello che si afferma.
"Qual
è la situazione della sua famiglia?": e' una domanda
destabilizzante a cui di deve rispondere in maniera molto calma, come
se si trattasse di una provocazione. Rispondere sinceramente, senza
esagerare volutamente.
"Quali
hobby pratica?": citare quelli che denotano dinamismo.
Evitare di enumerarne troppi perché altrimenti l'interlocutore
potrebbe pensare che per il candidato lo svago conti molto più del
lavoro."Che cosa legge?": a meno di non leggere
nulla, indicare alcuni periodici e riviste vicini al settore
economico dell'azienda. Dare poi una lista di libri di generi
differenti.
"Perché
vuole lavorare con noi?": presentare le proprie motivazioni
in rapporto al contenuto professionale del posto di lavoro. Poi
bisogna manifestare la propria stima nei confronti dell'azienda, dei
suoi obiettivi e dei suoi metodi di lavoro. Non adulare
esageratamente!
"Per
quale tipo di lavoro si sente pronto?": bisogna rispondere
in funzione del posto per cui si è in corsa, rimanendo se stessi e
non indossando i panni di una persona estranea, adattandosi invece
alle aspettative dell'interlocutore.
"Che
cosa le interessa di più nella posizione che le offriamo?":
indicare tre o quattro aspetti positivi che hanno motivato il
colloquio, cercando però di riconoscere anche i lati negativi. Per
esempio, se si è in lizza per un posto di barman, dire che e' un
lavoro dinamico, grazie al quale si conoscono molte persone, anche se
gli orari di lavoro sono pesanti.
"Quale
sarà la sua strategia per sviluppare il suo ruolo nell'azienda?":
e' opportuno mostrare un atteggiamento a metà strada tra l'ambizioso
e il paziente. Il messaggio di fondo è: Il mio primo obiettivo è
quello di riuscire nella missione che mi viene affidata, contribuendo
allo sviluppo dell'azienda e al raggiungimento di un'efficienza
sempre maggiore.
"Perché
in questa occasione e' stato licenziato?" (o: "Perché ci
ha messo così tanto per laurearsi?"): il selezionatore non
fa passare inosservati i buchi nel curriculum. Occorre spiegarne le
circostanze con calma e serenità, pronti ad assumersi le proprie
responsabilità senza ricorrere alle circostanze e alla fortuna.
"Perché
si sente la persona giusta per questa posizione?": indicare
tutte le caratteristiche personali in qualche modo collegate (o
collegabili) a questo ruolo. Per esempio, se l'incarico riguarda
l'ufficio commerciale, è il caso di sottolineare l'esperienza nel
settore e la facilità nell'intrattenere relazioni con gli altri.
"Quali
sono le sue aspettative economiche?": è necessario
dimostrarsi rispettosi dello standard retributivo vigente in azienda
e, di conseguenza, si preferisce ottenere più informazioni su questo
aspetto prima di fare una proposta. Avanzare, in ogni caso, con
prudenza.
"Quali
sono le sue motivazioni al cambiamento?": l'ideale è
rispondere che si cercano maggiori responsabilità ed autonomia,
oltre ad obiettivi meglio definiti da raggiungere. Piuttosto che
parlare male della società per la quale si ha lavorato o si lavora,
affermare invece che si cerca di più. Che è la voglia di crescere
professionalmente la principale spinta al cambiamento.
"Ha
contattato altre aziende?": svincolare. La risposta ideale
e': "Ci sono sicuramente altre strade interessanti da
percorrere, ma in questo momento quello che mi interessa di più è
il ruolo di cui stiamo parlando in questo momento".
"Che
cosa pensa della sua ultima posizione?": può essere un
tranello. Anche se ci si è lasciati male con l'ex capo, non è il
caso di fare pettegolezzi o esprimere rabbia e risentimento. Si deve
cercare di fare un bilancio il più positivo possibile
dell'esperienza passata, sia professionalmente che umanamente.
"Qual
è stato il suo apporto professionale nell'ambito della sua ultima
posizione ricoperta?": con questa domanda si vuole entrare
nel merito. Nella risposta è utile usare un linguaggio tecnico,
illustrando il contenuto della propria mansione e il contributo
offerto. Bisogna fornire delle cifre, dei resoconti chiari di tutti i
risultati positivi raggiunti nel corso della propria gestione.
"Ha
effettuato viaggi all'estero?": nel caso di risposta
affermativa, non aggiungere espressioni banali, come l'occasione per
conoscere culture diverse. In effetti, il 90% delle risposte si
concentra in questi dettagli banali. Meglio allora trovare una
risposta più personale.
"Sarebbe
in grado di dirigere un'équipe?": potrebbe essere una
domanda trabocchetto. L'ideale è citare le esperienze di lavoro in
team che si sono rivelate positive e la propria attitudine a lavorare
con gli altri. Il tutto senza lasciasi prendere la mano.
"Se
dovesse reclutare dei collaboratori, quali criteri userebbe?":
si può rispondere che, dopo aver verificato le loro competenze
tecniche, si selezionerebbero le persone attive, adattabili e con
capacità di iniziativa, senso di responsabilità e spirito di
squadra.
"Qual
è la sua società dei sogni?": un pizzico di ipocrisia non
guasta. Affermare, mostrando convinzione, che la società che offre
il posto per cui si è in lizza, ha dei notevoli punti di forza. Si
possono citare, ad esempio, la validità dei prodotti, la qualità
dei servizi offerti, le scelte strategiche e le politiche gestionali.
"Lei
continuerà a formarsi professionalmente?": certo che si',
chi non segue dei corsi specifici può sempre tenersi informato,
leggendo la stampa del settore e tenendosi sempre pronto a
partecipare a dei seminari o agli incontri di aggiornamento.
"Quali
sono state le sue esperienze negative?": inutile negare il
fatto che ci siano state delle esperienze negative. Meglio invece
raccontarli con distacco, dimostrando di averli superati e di averne
tratto un utile insegnamento. Fa una buona impressione chi dimostra
di essere ripartito con il piede giusto.
"Che
cosa ne pensa oggi della sua evoluzione professionale?": il
selezionatore cerca di valutare la qualità di chi ha di fronte.
Bisogna essere positivi ed evitare di far credere che si ha dato il
meglio di sé in passato. Bisogna aggiungere che ogni giorno che
passa dà l'occasione per migliorare il proprio approccio e le
proprie prestazioni.
"Che
interesse avrebbe la nostra azienda ad assumerla?": far
corrispondere le proprie competenze alla figura professionale che si
dovrebbe ricoprire in azienda.
"Quante
ore alla settimana crede che potrà stare in ufficio?":
essere prudenti, non dicendo sessanta ore che rischiano di diventare
effettive se il colloquio va a buon fine. Va bene una media tra 45 e
55 ore.
"Ritornerebbe
dal suo precedente datore di lavoro?": precisare che
l'esperienza è stata interessante e formativa, ma che nella vita si
guarda sempre avanti e tornare sui propri passi sarebbe un errore. In
ogni caso, l'obiettivo principale è quello di crescere e di
evolversi, umanamente e professionalmente.
"E'
pronto al trasferimento?": e' una domanda che serve spesso
al selezionatore per comprendere il grado di motivazione. Si può
rispondere che la motivazione c'è, compatibilmente con l'interesse
della posizione offerta.
"Non
pensa di avere troppo poca esperienza?": non negare
l'evidenza, se si è giovani o al primo impiego. Sottolineare,
invece, come il proprio entusiasmo e la propria voglia di fare
possano compensare la scarsa esperienza. Dichiararsi disponibili d
imparare anche dai propri colleghi: imparare da tutto ciò che può
renderci operativi nel più breve tempo possibile.
"Preferisce
lavorare da solo o in gruppo?": rispondere che l'isolamento
serve per riflettere, risolvere un problema, fare certe scelte; ma
che lavorare in gruppo è necessario per analizzare i risultati,
valutare i progetti e ottenere dei miglioramenti.
"Vuole
aggiungere qualcosa?":
evitare di dire di no, ma aggiungere delle informazioni circa il
proprio profilo professionale, le aspettative e le esperienze, oltre
che per chiedere altre notizie sul nuovo posto di lavoro e sul
settore di cui si occupa. Solo così si chiude in bellezza.
Ma prepararsi anche a domande più personali come:
Ma prepararsi anche a domande più personali come:
"Come
pensa la giudichino gli altri?"
"Se
dovesse cambiare qualcosa in lei, cosa cambierebbe?"
"Cosa ha fatto di concreto per trovare lavoro?"
"Quali aggettivi userebbe per descrivere se stessa?"
"In quali aspetti della sua vita e' maggiormente soddisfatta?
"Cosa ha fatto di concreto per trovare lavoro?"
"Quali aggettivi userebbe per descrivere se stessa?"
"In quali aspetti della sua vita e' maggiormente soddisfatta?
Buon colloquio!
Mi è stato molto utile l'articolo e i consigli. Grazie
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