“Sindrome da rientro”.
Questo è il termine usato nel 1988 dal Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Medicina del Turismo per definire l'insieme dei sintomi riportati da alcune persone al rientro dalle vacanze.
Sintomi:
stanchezza, spossatezza, svogliatezza, malinconia, abbassamento dell'umore, ansia, preoccupazione, senso di vuoto, atteggiamento distaccato, paura di essere inadeguati ai compiti più semplici, paura del futuro, agitazione, nervosismo, sonno disturbato, ipersudorazione, tachicardia, disturbi di alimentazione, nausea, emicrania, affaticamento, dolori muscolari.....
I soggetti a rischio potranno andare incontro a due categorie di disturbi:
il disturbo distimico e quello dell'adattamento.
"La prima categoria - spiega Massimo Di Giannantonio, psichiatra dell'università 'G. D'Annunzio' di Chieti- è principalmente legata ad alterazioni della sfera somatica. Si tratta dunque di disturbi del sonno, disturbi di carattere endocrinologico, del sistema nervoso periferico (come difficoltà digestive o alterazione dei ritmi circadiani).
Mentre invece l'area del disturbo dell'adattamento riguarda la sfera psichica-relazionale e comporta difficoltà e fatica nell'assunzione della responsabilità, difficoltà nella gestione dei rapporti lavorativi e intrafamiliari".
Mentre invece l'area del disturbo dell'adattamento riguarda la sfera psichica-relazionale e comporta difficoltà e fatica nell'assunzione della responsabilità, difficoltà nella gestione dei rapporti lavorativi e intrafamiliari".
Ma il rientro può avere effetti diversi a seconda della personalità degli italiani.
Ci sono due opposte reazioni possibili: "Reazioni che corrispondono a due diverse tipologie di persone. Quelle indipendenti, creative e costruttive che torneranno fiduciose e padrone di sé e utilizzeranno lo schema crisi come un ulteriore stimolo alle loro doti creative. In altre parole reagiranno come un cavallo che riceve una sferzata, cercando di mettere a disposizione degli altri la parte migliore della propria personalità. L'altro profilo - continua lo psichiatra - è quello in cui rientrano le persone 'campo-dipendenti', passive, con grave mancanza di creatività, che sentono la crisi come uno stimolo depressogeno, demotivatore e portatore di sofferenza. Una situazione che aggraverà il loro disagio, generando ulteriore stress e fatica".
Qual è la percentuale di persone colpite da questa sindrome?
C'è chi dice 1 persona su 2 chi 1 su 3, chi 1 su 10, chi il 35%...... non si sa di preciso, il fatto sta che è una sindrome molto diffusa!!
Ma perchè abbiamo tutti questi sintomi??
La causa sta nel nostro “orologio biologico”, nei ritmi che diamo al nostro organismo: pensiamo a quanto sia difficile i primi giorni di ferie abituarsi al “dolce far niente” o a degli orari più morbidi.
Spesso continuiamo a svegliarci in automatico sempre alla stessa ora, come se suonasse la sveglia.
In vacanza però c’è l’effetto piacevole: se si vuole, ci si alza e si fa tutto con calma, altrimenti ci si gira dall’altro lato e si torna a dormire.
Finite le vacanze invece siamo obbligati a tornare rapidamente a determinati ritmi: il nostro “orologio interno” non è preparato, va riprogrammato con calma.
Allora anche lo sbalzo dalla routine quotidiana ai ritmi vacanzieri, può portare ad una sorta di perturbazione dell'equilibrio organico e mentale.
Questo passaggio incide ancor più negativamente sulle persone molto attaccate al loro impiego, in alcuni casi addirittura dipendenti dal lavoro.
In loro i sintomi e le conseguenze sono maggiormente marcati ed invalidanti.
Altro evento psicologico che può subentrare al rientro da un periodo di vacanza può essere una temporanea amnesia circa i molteplici schemi mentali acquisiti per gestire le varie sfere vitali. Questo a causa della fisiologica deattivazione e cancellazione da parte del cervello (wash out) di alcuni passaggi mnemonici, in concomitanza di un periodo di non utilizzo e per poter agevolare il riposo.
Nel periodo di vacanza diminuisce anche la produzione di certi ormoni e la velocità di certi neurotrasmettitori. In specifico scende sensibilmente il livello degli ormoni legati all'attivazione e allo stress come adrenalina e cortisolo.
In vacanza, infatti il cervello tende ad eliminare ogni informazione ansiogena, per entrare in un “mood”di serenità totale, ma tornati al lavoro esso deve riacquisire le informazioni resettate facendo così aumentare il livello di stress.
Ecco perché le persone più a rischio sono quelle impegnate in lavori intellettuali, per le quali, dopo il proprio reset biologico naturale, il ritorno alla normalità rappresenta un motivo di stress doppio.
Il Centro Collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Medicina del Turismo afferma che La “sindrome da rientro” può essere accentuata:
1. dalla frustrazione e dalla delusione derivate dal non aver raggiunto appieno gli obiettivi del viaggio: divertimento, riposo, salute, cultura, ecc. Solitamente infatti la gente le vacanze di aspettative superiori a quanto dovrebbe.
2. dalla difficoltà di adattamento che la vacanza stessa aveva comportato e dalla fatica ad essa connessa,
3. dalle lunghe code, dallo stress della guida e dall’inquinamento legato al traffico in un paese come l’Italia dove le ferie sono ancora concentrate nel mese di agosto.
La Sindrome da rientro dura solitamente qualche giorno ma può perdurare per oltre un mese a seconda della durata del periodo del viaggio.
Solitamente più è lunga la vacanza, più è diversa rispetto alle normali attività, maggiore è lo sforzo per recuperare l’efficienza lavorativa, la forma psico-fisica che ci consentiva di avere successo nella professione svolta.
La vacanza, come tempo connesso al risposo ed allo svago, provoca un allontanamento dagli schemi mentali abituali che ci consentivano di organizzare la giornata lavorativa e di risolvere i problemi della vita quotidiana. Ne consegue che si può verificare un quadro di Wash Out che può essere fortemente ansiogeno.
Si dimenticano progetti, appuntamenti, numeri telefonici, schemi mentali, in breve si teme di perdere ciò che si aveva, con conseguenze sul piano economico, professionale
Altro particolare: in genere la gente carica le ferie di aspettative superiori a quanto dovrebbe. Ma non sempre tali aspettative vengono soddisfatte e spesso la fine delle vacanze è caratterizzata da senso di frustrazione, delusione, aggressività, depressione.
Questi stati d'animo accrescono lo stress connesso al rientro alle normali attività lavorative. Cui si devono aggiungere il disagio legato alle lunghe code, il rischio di incidenti stradali, il rumore, l'inquinamento ambientale legato al traffico e altre condizioni 'stressogene' legate al rientro in massa.
Ma quest'anno c'è un ingrediente in più: "Il precipitare della crisi economica, le palpitazioni delle Borse e la paura del default complicheranno le cose - sottolinea Massimo Di Giannantonio, e i più vulnerabili sono sicuramente gli italiani che appartengono alle categorie sociali meno protette: lavoratori part-time e a progetto. Chi si trova messo ai margini del mercato del lavoro".
Come rimediare a questa sindrome?
Intanto ricordare che le attività più impegnative andrebbero concentrate all’inizio della vacanza anziché alla fine.
Poi, per prima cosa, al ritorno dalle vacanze, darsi un paio di giorni di riposo domestico, fra le proprie mura di casa, prima di tornare in ufficio.
Prima di tornare a lavoro sarebbe meglio iniziare fin da subito a riprendere i ritmi di vita per esempio non alzarsi troppo tardi dal letto.
Una volta rientrati al lavoro, sarà buona norma affrontare gli impegni con gradualità.
Un buon aiuto può essere dato dall’alimentazione: una dieta disintossicante e leggera è consigliata.
No ai cibi poco digeribili e ricchi di grassi animali (lardo, burro, panna, ecc), no anche a formaggi, salumi e carne per un paio di settimane.
Yogurt, pane, riso e pasta invece andranno bene anche per coprire le necessità quotidiane di calcio e di zuccheri complessi.
Abbondate ancora di frutta e verdura perché aiutano la riduzione dello stress e a mantenere l'abbronzatura. Cosa, questa, che non guasta affatto e che fa bene se non altro all'autostima.
Se i disturbi sono invece pressanti e non scompaiono nel giro di poche settimane, è meglio rivolgersi al proprio medico.
Se si ha difficoltà nel ristabilire i ritmi del sonno, la melatonina ad esempio può essere un importante ausilio.
Poi, per gestire correttamente la sindrome da rientro occorre sapere che ì sintomi ansiosi che proviamo sono probabilmente sindrome da rientro ed accettarli, senza assecondarli alimentandoli con pensieri negativi.
E' importante darsi tempo per recuperare la forma e l’efficienza psico-fisica e non sovraccaricarsi di lavoro nei primi giorni di lavoro e concedersi le necessarie ore di riposo notturno.
Un' utile ideapuò essere quella di prendere l’abitudine di affidare idee e progetti a un diario, a un computer portatile o a un registratore per non perdere la progettualita.
Infine evitare di proiettare sul collega di lavoro o su un proprio familiare le sensazioni di disagio e inadeguatezza tipiche di questo periodo.
Per il resto, è importante pensare positivo, concentrarsi su pensieri positivi circa le opportunità che i prossimi mesi ci offriranno e magari organizzare subito un bel week-end settembrino, perchè no in un centro benessere!
Fonte: www.cpsico.com, www.medicinalive.com, www.correrenelverde.it, www.adnkronos.com, www.vita.it, www.italiasalute.it
Foto: www.google.it
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