Ieri sono stata in Valle d'Aosta, nella valle di Gressoney. Con il mio compagno ed il mio cane siamo partiti attorno alle 8 per un'escursione.
Io mi sono prefissata di arrivare al lago Gabiet (1.45 di cammino), mentre il mio compagno, che voleva allenarsi per affrontare tra qualche settimana un 4000 delle Alpi, ha deciso di raggiungere il rifugio Mantova (6 ore circa di cammino).
Pronti partenza via!Io munita di mille guide e cartine, lui con solo 2 misere indicazioni scritte su un foglietto stropicciato, 1 orologio con funzione di altimetro, esperienza e senso dell'orientamento.
E' sempre così, lui và, non si perde mai, si orienta nel bosco, si orienta tra i monti, si orienta in città....come lo invidio....io a malapena riconosco la desta dalla sinistra!
Ma da dove deriva il nostro senso dell'orientamento?
Uno studio condotto da Francesca Cacucci dell’Institute of Behavioural Neuroscience della University College di Londra e pubblicato sulla rivista Science ci dice che pare che il nostro senso dell’orientamento sia una dote innata che poi si rinforza e matura con l’esperienza.
Poveri piccoli cuccioli di topo hanno fatto da cavia per le ricerche, le quali hanno dimostrato che siamo dotati dei “neuroni navigatori” : gli animali nascono già capaci di orientarsi nel nuovo ambiente anche se non l’hanno mai esplorato prima, ed hanno già in dotazione le tre famiglie di cellule che insieme costituiscono il “navigatore satellitare” del cervello: le cellule di direzione (come la bussola), le cellule di posizione, che ci fanno capire dove siamo e le cellule griglia che disegnano nella mente le coordinate spaziali con cui muoversi.
Gli esperti hanno inserito dei microsensori sui cuccioli prima ancora che aprissero gli occhi e quindi che fossero capaci di muoversi. Con i sensori i neurologi hanno registrato l’attività neurale da quando i cuccioli lasciano il nido e vanno per la prima volta per andare ad esplorare il mondo.
Pare che i tre gruppi di neuroni cominciano a lavorare da subito appena il cucciolo esce dal nido e che maturano un po’ per volta a cominciare dalle cellule bussola, a seguire quelle di posizione e infine quelle che ci indicano le coordinate spaziali.
Quindi ciascuno, maschio o femmina, nasce con un navigatore in dotazione che però poi viene “implementato” dall’esperienza.
Fonte: www3.lastampa.it/scienza/sezioni/news/articolo/lstp/248722/
Foto: www.ilguerriero.it/codinopreatle/2010/psicologia/trevisani_02.htm
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