Ho da poco frequentato un corso di Mindfulness.
Non è stato facile per me che sono molto pratica, non riesco a stare ferma per troppo tempo, ed i miei pensieri fluiscono abbastanza velocemente, a volte troppo, creandomi talvolta un certo disturbo.
La meditazione Mindfulness consiste infatti nel prestare attenzione al momento presente, alla propria esperienza, in un stato di autentica calma non reattiva.
Kabat-Zinn suggerisce che il modo più facile ed efficace per iniziare la pratica di meditazione (qualsiasi pratica di meditazione) è quello di osservare il respiro, concentrare su di esso la nostra attenzione e vedere che cosa succede mentre cerchiamo di conservarla.
Kabat-Zinn suggerisce che il modo più facile ed efficace per iniziare la pratica di meditazione (qualsiasi pratica di meditazione) è quello di osservare il respiro, concentrare su di esso la nostra attenzione e vedere che cosa succede mentre cerchiamo di conservarla.
L’idea fondamentale è mantenere la consapevolezza delle sensazioni che accompagnano il respiro in quel particolare punto del corpo (narici, gola, petto...), momento dopo momento.
In questo modo, si allena la mente ad essere più stabile e meno reattiva, e nello stesso tempo si impara ad accettare e coltivare ogni istante così come viene, accrescendo la propria capacità naturale di concentrazione.
In questo modo, si allena la mente ad essere più stabile e meno reattiva, e nello stesso tempo si impara ad accettare e coltivare ogni istante così come viene, accrescendo la propria capacità naturale di concentrazione.
Troppe volte, nella pratica, mi sono ritrovata con la mente altrove. Il mio pensiero vaga moltissimo, ed ogni volta, e di volta in volta sempre di più ho imparato semplicemente a prendere nota della mia divagazione, non giudicare, e tornare alla concentrazione.
Ho tratto un discreto giovamento da questa pratica, principalmente grazie all'allenamento quasi quotidiano a non giudicarmi, non criticarmi, che ha lentamente portato un po' di pace nelle mie giornate, meno ansia, anche ringraziando il fatto che la pratica mi ha aiutato a rallentare un tantino il flusso dei pensieri, permettendo di concentrarmi un po' di più sul presente, sulla realtà che mi circonda.
La pratica che più apprezzo, è la meditazione della montagna.
Dal libro di Kabatt Zinn, ideatore della Mindfulness, dal titolo "Dovunque tu vada ci sei già":
Rispetto
alla meditazione, le montagne hanno molto da insegnare, quale
archetipi significativi in tutte le culture. Le montagne sono luoghi
sacri e l'umanità vi ha sempre cercato guida spirituale e
rinnovamento.
Le
montagne comunicano un senso di sacralità e personificano timore e
armonia, asprezza e maestà.
Elevate sopra il resto del mondo, la
loro stessa presenza attira e incombe.
La
loro natura è primigenia. Dura come la roccia, solida come la
roccia.
Le
montagne sono luoghi di visioni, dove è possibile commisurare la
scala panoramica del mondo naturale e la sua commistione con le
fragili ma tenaci radici della vita. Nella storia e preistoria
dell'umanità hanno svolto funzioni chiave. Fra i popoli tradizionali
erano e sono ancora madre, padre, guardiano, protettore, alleato.
Nella
pratica meditativa, talvolta può risultare utile « prendere a
prestito ›› queste meravigliose qualità esemplari delle montagne
e utilizzarle per spronare i nostri propositi e la decisione di
compenetrarsi nel momento con semplicità e purezza primordiali.
L'immagine
della montagna fissata nell'occhio della mente e nel corpo può
ricordare innanzitutto perché si è in seduta meditativa e cosa
significa, volta che prendiamo posto, immergersi nel regno del
non-agire.
Le
montagne sono l'emblematica quintessenza di presenza e
imperturbabilità costanti.
La
meditazione della montagna può essere effettuata nel modo che segue
e
modificata in conformità alla vostra immagine personale della montagna e del suo significato.
La
posizione non è importante, ma la trovo più che mai efficace quando
sono seduto a gambe incrociate in modo che il mio corpo assomiglia e
si sente maggiormente simile a una montagna, interiormente ed
esternamente. Trovarsi sopra o in vista di una montagna aiuta ma non
è necessario. La fonte dell'energia è l'immagine interiore.
Immaginate
la più bella montagna che conoscete o vi è nota, la cui forma vi
ispiri personalmente.
Mentre
vi concentrate per vederla o sentirla con l'occhio della mente,
considerate la sua forma, la vetta elevata, la base radicata nella
crosta terrestre, i versanti ripidi o dolcemente digradanti.
Notate
anche quanto è massiccia, immobile, bella sia vista da lontano che
in prossimità - di una bellezza contraddistinta dal profilo della
sua forma e contemporaneamente impersonante qualità universali
«montane» che trascendono la particolarità di costituzione e
forma.
Forse
la vostra montagna ha la cima innevata e boschi alle quote più
basse; forse presenta una cima svettante o una serie di crinali
oppure un ampio altopiano. Quale che sia la sua apparenza, sedete e
respirate con l'immagine della montagna, osservandola, notando le sue
caratteristiche.
Quando
vi sentite pronti, provate ad assimilarla dentro di voi, in modo che
il vostro corpo e il monte fisso nell'occhio della mente siano una
cosa sola. Il vostro capo diventa la vetta, le braccia e le spalle i
versanti, le natiche e le gambe che poggiano sul cuscino collocato
sul pavimento o sulla sedia sono la base della montagna. Percepite
nel corpo il senso di elevazione della montagna, e nel profondo della
colonna vertebrale l'asse su cui si erge. Trasformatevi in una
montagna che respira, incontrollabili nella vostra immobilità, nella
pienezza dell'essere, al di là di parole e pensieri, una presenza
incentrata, radicata, impassibile.
Ora,
come sapete perfettamente, per tutta la giornata, mentre il sole
compie il suo percorso nel cielo, il monte semplicemente resta fermo,
ma luce, ombra e colori mutano virtualmente ogni momento nella sua
adamantina immobilità. Persino l'occhio non esercitato può notare i
cambiamenti avvenuti di ora in ora........
….mentre
la luce cambia, la notte segue il giorno e viceversa, la montagna
resta immota, limitandosi a essere se stessa. Cosi rimane mentre
ciascuna stagione sfocia nella successiva e il tempo meteorologico
varia da un momento all'altro, da un giorno all'altro. Un'immobilità
che contiene tutti i cambiamenti.
In
estate non vi è più neve sui monti, eccetto forse alle quote più
alte o negli anfratti protetti dal calore del sole. In autunno la
montagna può dispiegare una copertura di brillanti e fiammeggianti
cromatismi e in inverno una coltre di neve e ghiaccio. In qualsiasi
stagione può trovarsi avvolta da nubi o nebbia o frustata da pioggia
gelida. I turisti venuti per visitarla rimangono delusi se non è
possibile vederla chiaramente, ma essa rimane indifferente - visibile
o meno, con il sole o le nuvole, arsa o ghiacciata, semplicemente
siede, fedele a se stessa. Talvolta tormente o bufere imperversano
attorno alle sue cime, oppure è sferzata da venti di forza
inimmaginabile, ma è sempre la stessa.
Arriva
la primavera, gli uccelli tornano a cantare fra gli alberi, le foglie
rispuntano sui rami che le avevano lasciate cadere, i fiori sbocciano
negli alpeggi e sui versanti, i torrenti ribollono d'acqua mentre le
nevi si sciolgono. E intanto la montagna continua a rimanere
seduta,
impassibile alle offese del clima, a ciò che accade sulla
superficie, al mondo delle apparenze.
Mentre
sediamo con questa immagine nella nostra mente, possiamo incorporare
le stesse incrollabili
caratteristiche di immobilità e radicamento di fronte a qualsiasi
cambiamento che avviene nella nostra vita ogni secondo, ogni ora,
ogni anno. Nella vita e nella pratica meditativa sperimentiamo
costantemente la natura mutevole della mente, del corpo e del mondo
esterno.
Siamo
soggetti a periodi di luce e oscurità, di colori vivaci e di scialba
monotonia, a bufere di violenza e intensità variabili provenienti
sia dal mondo esterno sia dal nostro essere più riposto.
Flagellati
da forti venti, dal freddo e dalla pioggia, sopportiamo periodi di
oscurità e sofferenze e godiamo momenti di gioia ed entusiasmo.
Persino il nostro aspetto varia costantemente, come quello della
montagna, subendo propri mutamenti climatici e intemperie.
Trasformandoci
in una montagna nella nostra meditazione possiamo penetrare nella sua
forza e stabilità e farle nostre, usando le sue energie a sostegno
dei nostri sforzi intesi ad affrontare ogni momento con
consapevolezza, equanimità e chiarezza. Questo potrebbe aiutarci a
comprendere che i pensieri, i sentimenti le preoccupazioni, le bufere
emotive e le crisi, qualsiasi cosa ci accada, hanno molta somiglianza
con le intemperie che la montagna stessa deve subire. Noi siamo
portati a considerarle come accidentalità personali, ma le loro
caratteristiche più salienti sono impersonali. Le intemperie della
nostra vita non possono essere ignorate o negate, bensì affrontate,
accolte, sentite, comprese per quello che sono e tenute sotto attenta
osservazione, dato che potrebbero esserci fatali.
Considerandole
in questo modo, prenderemo coscienza di un silenzio, di una
tranquillità e una saggezza più profondi e incrollabili di quanto
avremmo mai creduto possibile, tali da non lasciarsi sopraffare
neppure dalle tempeste. Se saremo capaci di ascoltarle, le montagne
ci insegneranno tutto questo.
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