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lunedì 29 ottobre 2018

Risvolti psicologici di Halloween

La notte del 31 ottobre festeggeremo Halloween: una festa pagana che da diversi anni è arrivata anche qui in Italia. 

Grandi e piccini si travestiranno con costumi spaventosi, disgustosi e terrificanti.

Come ogni festa popolare, anche Halloween ha un significato culturale e uno psicologico; in realtà, i festeggiamenti per la notte di Halloween servono all’essere umano per esorcizzare la paura della morte: da un punto vista psicologico, travestirsi in maniera paurosa nella notte di Halloween serve per “prendere in giro” la tanto temuta morte. 
Aldilà delle maschere paurose, la festa ha un significato positivo, in quanto ricorda, sia ai grandi che ai piccoli, che la morte non è una dimensione opposta alla vita ma è un risvolto della vita stessa ed è fondamentale che il suo tema vada affrontato.


Secondo Gratton, l'indossare un maschera non è solo fonte di intrattenimento, ma anche un mezzo di fuga dallo stress, dalle responsabilità e dall'invadenza della tecnologia.
Secondo Foster, Halloween è un'occasione per vestirsi come la persona che si vorrebbe essere o, al contrario, come qualcuno che si detesta e quindi si vorrebbe prendere in giro. Mascherarsi, però, non è solo un modo per fuggire, emulare o schernire. 
Quando si sceglie un costume, si realizza una fantasia. 
Le nostre scelte riguardo al costume parlano di noi. Si cerca di mostrare agli altri una parte del proprio sé e probabilmente si sceglie una parte di sé che normalmente è poco visibile.
Gli scenari terribili evocati da Halloween sono profondamente affascinanti. Ragni giganti, zombie, streghe e mummie e tutti gli orrori nascosti nel buio impegnano antichi meccanismi evolutivi e di sopravvivenza dell’uomo. Sembra quasi che ci sia una sorta d’innamoramento verso l’emozione che provoca uno spavento e Halloween fornisce un’abbondanza di tutti questi sentimenti. I film horror, i mostri, e l’iconografia di Halloween hanno culturalmente successo perché si collegano bene agli adattamenti evolutivi e biologici dell’uomo (Clasen, Mathias 2012).Sappiamo che l’esistenza dei nostri antenati preistorici era precaria. 
La minaccia di predazione è stata reale e molto seria per milioni di anni. 
L’antropologa Lynn A. Isbell ha dimostrato, che il nostro genoma è stato profondamente plasmato dalla paura che abbiamo provato per tutti quegli esseri viventi per noi minacciosi e mortali come ad esempio insetti velenosi e serpenti: la minaccia rappresentata da ragni velenosi in ambiente preistorico ha lasciato un’impronta a otto zampe nel DNA umano, un’impronta che si esprime come tendenza di acquisire facilmente la paura dei ragni o una vera e propria aracnofobia.  Quando abbiamo un brivido per mostri soprannaturali e ragni giganti, ci stiamo emozionando per i fantasmi del passato, pericoli che persistono nel sistema nervoso centrale umano.
Naturalmente i costumi spaventosi e gli oggetti di scena di Halloween sono simbolici e non presentano una reale minaccia; forniscono emozioni sicure, di piacere per il gioco, il passatempo e lo stare insieme. 
Altra cosa importante, i  bambini amano giocare con gli spettri e giocare a scappare dal mostro, gli stimoli spaventosi li divertono, chiaramente se li accompagniamo.  La fase della vita che più è dedita a cambiamenti e personali mostruosità, l’adolescenza, non a caso resta il target preferito dell’horror. I ragazzi si sentono spesso terribili e i film rispecchiano la loro paura interiore, mentre il gruppo li contiene e resistere alla visione di un film spaventoso li fa sentire meglio.
In conclusione, per mille e mille motivi ancora, non mi resta che augurare a tutti: 
"Buon Halloween!!"

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