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mercoledì 3 luglio 2013

Consigli per un colloquio di lavoro infallibile


Pur non essendo una psicologa del lavoro mi sono imbattuta più volte in questo argomento.

Nel corso della vita ho sostenuto decine di colloqui, e varie volte i miei pazienti hanno chiesto un punto di vista su come sostenere un valido colloquio di lavoro.

Al momento viviamo un periodo di crisi, e le possibilità per un disoccupato di effettuare un colloquio di lavoro sono molto limitate. Perciò credo che questo post, proprio ora sia ancora più importante: c'è talmente poco lavoro che se una persona si candida per un incarico, pone moltissime speranze su quella rara opportunità.

Allora, a cosa sarebbe utile prestare attenzione?

Innanzitutto  bisogna arrivare al colloquio pronti, informati e con le idee chiare sia su ciò che si sa, sulle proprie risorse da mettere in gioco, sia sui profili e competenze che l’impresa cerca. 
Fondamentale è anche capire che cosa davvero si vuole dalla propria vita professionale: il potere a tutti i costi, il guadagno oppure la stabilità, la comodità o il contatto con la gente? Chiarire quelle che sono le proprie motivazioni aiuta, infatti, a fissare con precisione gli obiettivi e a meglio indirizzare la ricerca di un lavoro che soddisfi davvero.
E’ bene quindi tracciare un identikit personale quanto più preciso possibile, che sarà poi la base per le due pagine del curriculum. E nel curriculum non serve raccontare tutto, bisogna inserire solo le informazioni più importanti, gli studi, le competenze e, soprattutto, le esperienze di lavoro, con gli incarichi ricoperti, i risultati raggiunti. 

Il secondo passaggio è invece documentarsi sull’azienda che si va a incontrare: che cosa fa, quali sono la sua storia, la sua “mission” e il suo mercato di riferimento, di quale profilo abbia bisogno, ma anche dove opera e quali sedi abbia, in modo da farsi una panoramica a 360 gradi, che tornerà utile durante il colloquio. In questa fase di raccolta di informazioni, il suggerimento è visitare il sito aziendale, cercare notizie in rete e, se possibile, fare anche una chiacchierata con chi in quella azienda già ci lavora o la conosce.

Il colloquio comincia dal primo contatto per l'appuntamento (telefonata o mail). Se vi trovate in una situazione poco opportuna per parlare, diteo francamente e proponete un altro momento. Evitate di rispondere a monosillabi o di gridare per superare il rumore del traffico. Se l’appuntamento è concordato via e-mail, allo stesso modo siate puntuali nelle risposte e curate la comunicazione (apertura, saluti, ecc).

Abbigliamento: rivela molto di noi, caratteristiche della personalità come aggressività, delicatezza, creatività, ordine, capacità organizzative....Quale sia l’abbigliamento giusto dipende dal contesto, dall’azienda e dalla posizione per la quale ti proponi. In certi ambienti il vestito coordinato con cravatta è d’obbligo per i ragazzi, così come il completo per le ragazze. In quelli più creativi, un certo stile eccentrico è sempre apprezzato. Cercate di capire quale sia il livello di formalità dell’azienda alla quale vi proponete, e nel dubbio state un gradino sopra. Non trascurate capelli, trucco, accessori e profumo. Colori indicati per trasmettere calma e serenità sono il blu ed il verde.

Cercate di arrivare puntuale. Se per sfortuna il treno ritarda o se vi si rompe l'auto evitate di spegare per filo e per segno ciò che vi è accaduto. Le scuse basteranno. 
Se arivate in anticipo fate un giro nei paraggi e presentatevi all'ora stabilita.
    
Se attendete in sala d'attesa prestate attenzione a come siete seduti, cosa guardate, che libro o rivista state leggendo, quante volte guardate l'orologio... sono tutti elementi che parlano già di voi.

Entrate e salutate con cordialità, stringere la mano in modo deciso e sicuro.

Se la sedia è distante dalla scrivania del selezionatore, non la avvicinate: è un trucco per leggere il linguaggio del vostro corpo. Rimanete dove hanno collocato la sedia ed assumete una posizione rilassata.
La posizione sulla sedia dovrà essere rilassata ma non sbracata. Da evitare le gambe incrociate sotto la sedia o le gambe unite vicine con le mani sul grembo perchè denotano scarso interesse o timore reverenziale verso chi si ha davanti. La posizione con gambe incrociate e schiena dritta è la migliore.

Durante il colloquio mantenete  lo sguardo fisso negli occhi, la voce rilassata  e cercate di evitare quei gesti rivelatori di nervosismo come giocherellare con i capelli, mordersi le unghie o agitarsi sulla sedia. 
Evitate i finti sorrisi: il sorriso è l'espressione non verbale più facile da riconoscere, e allo stesso modo è facile riconoscere un "falso sorriso".

Attenti a non fare troppe critiche, non fareste una buona impressione srotolando critiche acide su colleghi, datori di lavoro, clienti...

Preparatevi le risposte alle domande classiche, per esempio:  “Perché vorrebbe lavorare qui?“, oppure “Quale è l’attività che ha gestito con meno successo e perché?“.
Se studierete bene il sito web dell'azienda potrete trovare dei dettagli che vi aiuteranno ad entrare in sintonia con il selezionatore. Usare lo stesso linguaggio, fare riferimento a un evento alla quale l’azienda ha partecipato da poco e così via. Insomma, essere già vicini fa percepire una buona intesa futura.
Attenti a non contraddirvi, sia all'interno dello stesso colloquio che con gli incontri futiri. 
Ricordatevi sempre di essere coerenti con quanto avete scritto nel CV e di mantenere la stessa versione dei fatti nei diversi incontri. 
  
Evitate i giri di parole: ed evitate anche tutte le frasi per riempire spazio, piccole affermazioni del tipo...a me piace questo e quest'altro. Anzi la parola mi piace è risultata essere una delle più pericolose. Chi dice tante volte "a me piace questo e quest'altro" non viene percepito come una persona valida e professionale.
Ricordatevi di parlare piano, non a raffica. Con tono deciso senza urlare o bisbigliare. Evitate gli "Heeemm..", i "cioè", gli "allora".
 
Parlate di soldi, ma non nei primi dieci minuti. Se avete delle aspettative, fatele presenti e andate a fondo su tutti i punti che volete chiarire (contratto, benefit, piani di crescita, ecc). Ma non fatene l’argomento principale dell’incontro o la prima domanda appena vi viene passata la palla.

In generale, durante il colloquio:
Non siate evasivi a nessuna domanda e rispondete sempre.
Non agitatevi e non accettate provocazioni. Esiste un tipo di colloquio, il cosiddetto "colloquio stress" che ha l'obiettivo di creare disagio nel candidato e verificare quanto questo riesce a reggere lo stress. In questa occasione dovrete mantenere sempre la calma, dimostrando costante padronanza di voi stessi.
Non mentire mai; una piccola bugia potrebbe farvi contraddire successivamente e questo non sfuggirebbe al selezionatore.
  
Ecco le domande classiche:
 
"Mi parli di lei…": bisogna rispondere brevemente, distinguendo la vita familiare, la formazione, le precedenti esperienze lavorative e tutto ciò che si è fatto negli ultimi anni. Evitare tutto ciò che non riguarda il caso personale. Non divagare.
"Quali sono i suoi punti di forza?": darne due o tre, quelli che sono più utili alla funzione che è stata proposta. Per essere credibili, bisogna però provare quello che si afferma. 
"Qual è la situazione della sua famiglia?": e' una domanda destabilizzante a cui di deve rispondere in maniera molto calma, come se si trattasse di una provocazione. Rispondere sinceramente, senza esagerare volutamente. 
"Quali hobby pratica?": citare quelli che denotano dinamismo. Evitare di enumerarne troppi perché altrimenti l'interlocutore potrebbe pensare che per il candidato lo svago conti molto più del lavoro."Che cosa legge?": a meno di non leggere nulla, indicare alcuni periodici e riviste vicini al settore economico dell'azienda. Dare poi una lista di libri di generi differenti.
"Perché vuole lavorare con noi?": presentare le proprie motivazioni in rapporto al contenuto professionale del posto di lavoro. Poi bisogna manifestare la propria stima nei confronti dell'azienda, dei suoi obiettivi e dei suoi metodi di lavoro. Non adulare esageratamente!
"Per quale tipo di lavoro si sente pronto?": bisogna rispondere in funzione del posto per cui si è in corsa, rimanendo se stessi e non indossando i panni di una persona estranea, adattandosi invece alle aspettative dell'interlocutore.
"Che cosa le interessa di più nella posizione che le offriamo?": indicare tre o quattro aspetti positivi che hanno motivato il colloquio, cercando però di riconoscere anche i lati negativi. Per esempio, se si è in lizza per un posto di barman, dire che e' un lavoro dinamico, grazie al quale si conoscono molte persone, anche se gli orari di lavoro sono pesanti.
 
"Quale sarà la sua strategia per sviluppare il suo ruolo nell'azienda?": e' opportuno mostrare un atteggiamento a metà strada tra l'ambizioso e il paziente. Il messaggio di fondo è: Il mio primo obiettivo è quello di riuscire nella missione che mi viene affidata, contribuendo allo sviluppo dell'azienda e al raggiungimento di un'efficienza sempre maggiore.
"Perché in questa occasione e' stato licenziato?" (o: "Perché ci ha messo così tanto per laurearsi?"): il selezionatore non fa passare inosservati i buchi nel curriculum. Occorre spiegarne le circostanze con calma e serenità, pronti ad assumersi le proprie responsabilità senza ricorrere alle circostanze e alla fortuna.
"Perché si sente la persona giusta per questa posizione?": indicare tutte le caratteristiche personali in qualche modo collegate (o collegabili) a questo ruolo. Per esempio, se l'incarico riguarda l'ufficio commerciale, è il caso di sottolineare l'esperienza nel settore e la facilità nell'intrattenere relazioni con gli altri.
"Quali sono le sue aspettative economiche?": è necessario dimostrarsi rispettosi dello standard retributivo vigente in azienda e, di conseguenza, si preferisce ottenere più informazioni su questo aspetto prima di fare una proposta. Avanzare, in ogni caso, con prudenza.
"Quali sono le sue motivazioni al cambiamento?": l'ideale è rispondere che si cercano maggiori responsabilità ed autonomia, oltre ad obiettivi meglio definiti da raggiungere. Piuttosto che parlare male della società per la quale si ha lavorato o si lavora, affermare invece che si cerca di più. Che è la voglia di crescere professionalmente la principale spinta al cambiamento.
"Ha contattato altre aziende?": svincolare. La risposta ideale e': "Ci sono sicuramente altre strade interessanti da percorrere, ma in questo momento quello che mi interessa di più è il ruolo di cui stiamo parlando in questo momento".
"Che cosa pensa della sua ultima posizione?": può essere un tranello. Anche se ci si è lasciati male con l'ex capo, non è il caso di fare pettegolezzi o esprimere rabbia e risentimento. Si deve cercare di fare un bilancio il più positivo possibile dell'esperienza passata, sia professionalmente che umanamente.
"Qual è stato il suo apporto professionale nell'ambito della sua ultima posizione ricoperta?": con questa domanda si vuole entrare nel merito. Nella risposta è utile usare un linguaggio tecnico, illustrando il contenuto della propria mansione e il contributo offerto. Bisogna fornire delle cifre, dei resoconti chiari di tutti i risultati positivi raggiunti nel corso della propria gestione.
"Ha effettuato viaggi all'estero?": nel caso di risposta affermativa, non aggiungere espressioni banali, come l'occasione per conoscere culture diverse. In effetti, il 90% delle risposte si concentra in questi dettagli banali. Meglio allora trovare una risposta più personale.
"Sarebbe in grado di dirigere un'équipe?": potrebbe essere una domanda trabocchetto. L'ideale è citare le esperienze di lavoro in team che si sono rivelate positive e la propria attitudine a lavorare con gli altri. Il tutto senza lasciasi prendere la mano.
 
"Se dovesse reclutare dei collaboratori, quali criteri userebbe?": si può rispondere che, dopo aver verificato le loro competenze tecniche, si selezionerebbero le persone attive, adattabili e con capacità di iniziativa, senso di responsabilità e spirito di squadra.
"Qual è la sua società dei sogni?": un pizzico di ipocrisia non guasta. Affermare, mostrando convinzione, che la società che offre il posto per cui si è in lizza, ha dei notevoli punti di forza. Si possono citare, ad esempio, la validità dei prodotti, la qualità dei servizi offerti, le scelte strategiche e le politiche gestionali.
"Lei continuerà a formarsi professionalmente?": certo che si', chi non segue dei corsi specifici può sempre tenersi informato, leggendo la stampa del settore e tenendosi sempre pronto a partecipare a dei seminari o agli incontri di aggiornamento.
"Quali sono state le sue esperienze negative?": inutile negare il fatto che ci siano state delle esperienze negative. Meglio invece raccontarli con distacco, dimostrando di averli superati e di averne tratto un utile insegnamento. Fa una buona impressione chi dimostra di essere ripartito con il piede giusto.
"Che cosa ne pensa oggi della sua evoluzione professionale?": il selezionatore cerca di valutare la qualità di chi ha di fronte. Bisogna essere positivi ed evitare di far credere che si ha dato il meglio di sé in passato. Bisogna aggiungere che ogni giorno che passa dà l'occasione per migliorare il proprio approccio e le proprie prestazioni.
"Che interesse avrebbe la nostra azienda ad assumerla?": far corrispondere le proprie competenze alla figura professionale che si dovrebbe ricoprire in azienda.
 
"Quante ore alla settimana crede che potrà stare in ufficio?": essere prudenti, non dicendo sessanta ore che rischiano di diventare effettive se il colloquio va a buon fine. Va bene una media tra 45 e 55 ore.
"Ritornerebbe dal suo precedente datore di lavoro?": precisare che l'esperienza è stata interessante e formativa, ma che nella vita si guarda sempre avanti e tornare sui propri passi sarebbe un errore. In ogni caso, l'obiettivo principale è quello di crescere e di evolversi, umanamente e professionalmente.
"E' pronto al trasferimento?": e' una domanda che serve spesso al selezionatore per comprendere il grado di motivazione. Si può rispondere che la motivazione c'è, compatibilmente con l'interesse della posizione offerta.
"Non pensa di avere troppo poca esperienza?": non negare l'evidenza, se si è giovani o al primo impiego. Sottolineare, invece, come il proprio entusiasmo e la propria voglia di fare possano compensare la scarsa esperienza. Dichiararsi disponibili d imparare anche dai propri colleghi: imparare da tutto ciò che può renderci operativi nel più breve tempo possibile.
"Preferisce lavorare da solo o in gruppo?": rispondere che l'isolamento serve per riflettere, risolvere un problema, fare certe scelte; ma che lavorare in gruppo è necessario per analizzare i risultati, valutare i progetti e ottenere dei miglioramenti.
 
"Vuole aggiungere qualcosa?": evitare di dire di no, ma aggiungere delle informazioni circa il proprio profilo professionale, le aspettative e le esperienze, oltre che per chiedere altre notizie sul nuovo posto di lavoro e sul settore di cui si occupa. Solo così si chiude in bellezza.
Ma prepararsi anche a domande più personali come: 
"Come pensa la giudichino gli altri?"
"Se dovesse cambiare qualcosa in lei, cosa cambierebbe?"
"Cosa ha fatto di concreto per trovare lavoro?"
"Quali aggettivi userebbe per descrivere se stessa?"
"In quali aspetti della sua vita e' maggiormente soddisfatta?



 Buon colloquio!



Foto: www.modellocurriculum.com

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