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lunedì 19 dicembre 2011

Le conseguenze psicologiche del lavoro precario

Mi sono laureata nel 2004, poi subito tirocinio ed esame di stato. 
Infine finalmente, nel 2007, all'età di 29 anni ho potuto iscrivermi all'albo degli psicologi.

Siamo quasi nel 2012 e ancora sono precaria......non ce la faccio più!!!

Bè, sì...sono anche libera professionista....ma io volevo un lavoro fisso, mica fare i salti mortali per trovare clienti e incarichi temporanei qua e là....

"You cant' always get what you want" ....lo dicevano anche i Rolling Stones!! 


Come mi sento?Come vi sentite voi amici precari e disoccupati?...parliamone....

1 E'impossibile crearsi un' identità professionale definita. Non si ha un ruolo ben preciso, non si trova un senso alla propria persona. Il precario non si specializza in una mansione precisa, ma accumula esperienze. Sa fare un pò di tutto, lo usano un pò per tutto, si propone un pò per tutto. Ne consegue che il lavoratore vive costantemente nell'ansia di commettere errori, di non essere completamente all'altezza delle situazioni, di non avere una vera e propria identità ma di essere una persona sfruttata continuamente e non diventare indispensabile per niente e nessuno, correndo il rischio di essere sostituito da un momento all'altro da chiunque nonappena le necessità economiche dell'azienda lo richiedano.
L’identita professionale è una parte fondamentale dell’identita personale. Quando mi chiedono "che lavoro fai?" rispondo "sono una psicologa", non "faccio la psicologa". 
Il mio lavoro è una parte di me. Perchè l'ho scelto, come lo svolgo?Cosa rifletto di me stesso nel mio lavoro?Io costruisco l'idea di me stesso in base alle esperienze che vivo nella vita, in base ai rimandi che ho dall'esterno. Se il lavoro mi dice "mi servi ma solo per poco" oppure "mi servi ma per una mansione diversa da quella per cui ti sei specializzato" ed io son costretto ad accettare per sopravvivere....quale idea di me stesso mi costruirò...dove và a finire l'autostima??
Precarietà nel lavoro significa precarietà di vita, cioè una condizione di fragilita, di impotenza e di paura circa il proprio futuro lavorativo che si ripercuote in ogni aspetto della vita: sfera privata, personale e familiare, relazioni interpersonali.

2 Difficoltà estrema di crescere all'interno dell'azienda. Non si progredisce, non si avanza di livello. Sempre la stessa zuppa annoia, stanca, scoraggia.

3 Il lavoratore precario si affeziona difficilmete all'azienda e al suo lavoro. Da una parte perchè sa che l'incarico è a termine, dall'altra perchè viene trattato come un numero, come uno dei tanti e non come un'individuo con le prorie specificità. Il lavoro che si svolge fa assumere un atteggiamento di distacco, freddezza e indifferenza che porta l’individuo a vivere negativamente la propria esperienza lavorativa e a disinnamorarsi molto presto del proprio lavoro.

4 Il modo in cui si passa da un incarico ad un altro non ha una logica. Il lavoratore non può permettersi di progettare. Chi non ha un progetto manca anche di passione.

5 Paura di rimanere disoccupati. La difficoltà a proiettarsi nel futuro professionale e la paura di dover vivere cercando continuamente una nuova occupazione generano un profondo senso di smarrimento e di sfiducia, variabili che possono minacciare lo sviluppo del sè professionale. La precarietà di vita ha molti elementi in comune sia con l’ansia sia con la depressione.
L’ansia riguarda aspetti di instabilità emotiva provocati proprio dal nervosismo e dalla tensione che deriva dalla mancanza di certezze presenti e future; la depressione, invece, dipende dalla sfiducia verso il futuro, dalla mancanza di prospettive e dalla percezione di fallimento professionale, descritto come un elemento difficile da sopportare.

6 Questa mancanza di certezze e di stabilità lavorativa puo avere delle ripercussioni nella vita personale e familiare degli individui: si tende a rimandare la scelta relativa al matrimonio, alla convivenza, ad avere dei figli, ad uscire dalla famiglia di origine o ad acquistare una casa.

7 Al termine del contratto l’individuo cessa di lavorare, pur avendo raggiunto gli obiettivi aziendali. 
Tale situazione genera, inevitabilmente, un calo di autostima e una continua messa in discussione di se stessi, che nella maggior parte dei casi si manifesta in disagi psicosomatici.
L’introduzione del lavoro atipico ha avuto un enorme impatto sullo stato di salute, sia psichico che fisico dei lavoratori. E’ stato dimostrato che i lavoratori precari presentano delle condizioni di salute fisica e psicologica peggiori rispetto ai lavoratori con una situazione professionale stabile (Tomei e Tomao, 2003). La salute psicofisica risulta, pertanto, alterata: possono cosi insorgere forme di ansia, di depressione, di rabbia, mancanza di autostima, disturbi legati allo stress e instabilita emotiva.
...............
Ma in quella canzone i Rolling Stones dicevano anche "..if you try sometime you find, you get what you need!" (ma se ci provi qualche volta ce la fai!)
E allora ecco che partecipo a concorsi, invio curriculum, e ancora un pò cerco di crederci....

E per chi ancora come me ci crede, ecco dei consigli su come trovare lavoro su internet.
Oltre al consultare i siti delle varie agenzie interinali della vostra città, il sito della vostra regione, provincia, comune e del quotidiano locale su cui c'è uno spazio per gli annunci economci, ecco un elenco dei principali motori di ricerca lavoro in Italia e all'estero. 


Foto: http://it.paperblog.com

2 commenti:

  1. Sono precaria perchè sono insicura o sono insicura perchè sono precaria?
    Non ho superato un periodo di prova di ben 2 gg in un callcenter. E pensare che è un lavoro che ho fatto per almeno 4-5 anni (per diverse aziende). Mi sento uno straccio. La tipa che mi ha seguito/segato ha detto che sentiva insicurezza in me. Si ero insicura, ma mi conosco: se mi avesse dato qualche giorno i più mi sarei calmata e sarei andata meglio. Dunque a 42 sono stanca. Ricominciare sempre in nuove aziende, ognuna con metodi diversi, principi diversi, programmi al pc diversi... è logorante. Ognuna con persone diverse. Ti va bene se trovi persone gentili; ma se trovi l'oca tignosa che si sente una piccola capò perchè le hanno concesso un piccolo feudo... è un problema. Ti tratta senza rispetto mentre tu a 42 anni ti senti di essere una donna con una sua dignità.Sei stanca di essere la matricola imbranata che deve annuire a tutto quello che dice la piccola capò (e a volte dice cose che hai sentito molto volte, che l'esperienza ti ha insegnato che mentre lei fa la pignola esigente, i titolari si arricchiscono alle mie e alle sue spalle). Non è una questione di soldi e proprio una mancanza di sicurezza nelle proprie capacità lavorative e sociali. Proprio perchè vivi solo il negativo dei primi tempi (tutte le volte) e non vivi mai il positivo delle conferme che possono arrivare solo col tempo.

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  2. Ho avuto tante esperienze lavorative, anche belle.. Ma tutte per picco di lavoro o con poche possibilità di lavoro a tempo indeterminato.. Nonostante la costanza nel lavoro e aver sempre lavorato bene, non sono mai stato scelto per un contratto a tempo indeterminato! Mai! Anche quando mi son visto passare da altri ed essere assunti a tempo indeterminato.. Io mi sono rotto il cazzo ormai!! Vaffa Culo società di merda nella quale stiamo vivendo!!!!! Responsabili che nemmeno ti avvisano che non ti rinnovano il contratto.. Almeno quello la gentilezza nel dirti"Grazie per il tuo lavoro svolto.. Adesso vattene a fanculo pezzo di merda! " l'avrei accettato baciando i suoi piedi per la sincerità... Nemmeno quello

    Un consiglio ragazzi e ragazze.. Se vedete che non vi dicono niente per il contratto ad ate voi a dirgliene quattro con le palle!!! È ditegli sempre che siete esseri umani e vi devono rispetto cazzo rispetto!!!! Mi vien voglia di entrare nell'azienda e spaccare tutto stronzi di merda!!

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