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venerdì 25 luglio 2014

Vivere le emozioni: un dialogo aperto con noi stessi

Associazione Paradase
di Monica Maini
Psicologa Psicoterapeuta

Qualche mese fa' la mia collega, la dott.ssa Marilena Vettorello, Psicologa Psicoterapeuta, mi ha proposto di partecipare ad un'esperienza singolare organizzata dall' Associazione Paradase (località Chiappari - Ronco Scrivia GE) che ogni domenica nella bella stagione propone delle escursioni intorno al lago della Busalletta che si caratterizzano per due peculiarità: si cammina passo passo con gli asini e, al termine del pranzo al sacco, stando comodamente seduti sul prato, chi vuole partecipa alla discussione di un tema specifico affrontato da un professionista di svariati ambiti.

Motivata da quest'interessante iniziativa, ho proposto come argomento le emozioni, intitolando l' intervento "Vivere le emozioni: un dialogo aperto con noi stessi".

E' stata una scelta fatta di getto: negli anni, con  il mio lavoro ho avuto l'opportunità di capire quanto poco siamo consapevoli di ciò che proviamo e anche poco abituati a dare un nome alle nostre emozioni.

La fase di preparazione del mio discorso è stata lunga: volevo trasmettere quanto di prezioso ho acquisito con gli anni nel modo più autentico possibile...proprio per questo ho deciso di imbastire il discorso partendo dalla mia esperienza personale, dalle riflessioni che mi hanno aiutato a conoscermi meglio e a non aver timore di scoprire parti di me fino a quel momento sconosciute.
Uno tra i primi canali di comunicazione che ho cercato di ascoltare è stato il corpo. E' proprio per questo motivo che ho chiesto a Marilena se aveva voglia di aiutarmi ad esprimere questo concetto. Durante l'inaugurazione del Centro Eliodoro ho provato sulla mia pelle quanto le tecniche di consapevolezza da lei utilizzate fossero un ottimo mezzo per sentirsi, creando un ponte tra mente e corpo. Come sempre accade, Marilena ha accettato con entusiasmo ed è stata lei ad aprire il tema delle emozioni al Paradase. Tutti distesi sul prato senza un ordine preciso seguivano le sue istruzioni.


La ringrazio moltissimo perché grazie alla sua collaborazione sono riuscita a trovare gli agganci giusti per dare avvio al mio discorso: non solo l' importanza del contatto con il nostro corpo come veicolo di emozioni, ma anche la necessita' di ritagliarsi uno spazio, sia fisico che mentale, nella vita di tutti giorni, dove esplorarsi al fine di conoscersi meglio e operare delle scelte, anche le più semplici, sentite e consapevoli.
Sicuramente il contesto ha favorito il contatto con se stessi e, per quanto riguarda la sottoscritta, mi ha costretto ad ammettere che ero agitata perché di lì a poco avrei dovuto continuare il discorso. Non che non sapessi di essere in ansia, ma tentavi in qualche modo di negarlo o minimizzarlo, espediente fallito appena Marilena ci ha chiesto di mettere una mano sul cuore per sentirne il battito...
Ecco il mio turno...cerchero' nelle prossime righe di riportare quanto espresso.

La giornata di oggi, il contatto con la natura e con gli asini hanno sicuramente influito positivamente sul nostro stato d'animo, ma noi tutti sappiamo che nella vita di tutti i giorni non è così semplice ricreare questa dimensione: facilmente ci facciamo prendere dal "vortice", dal tempo che incalza, dalla necessità di fare tante cose, incastrare molte attività. Ecco...io credo fermamente che per poter star bene, per poter vivere a contatto con le nostre emozioni, questa è una prima domanda che dobbiamo porci: è davvero una necessario la fretta, il correre di continuo? Oppure è ormai un' abitudine, uno stile di vita che abbiamo acquisito, che mettiamo in atto automaticamente e che, quindi, possiamo decidere in qualche modo di modificare? E' estremamente importante riuscire a ritagliarsi un momento tutto per sé in cui farsi delle domande del tipo:"Ma sto davvero facendo quello che voglio?", "Cosa mi piacerebbe cambiare della mia vita?", "Che cosa vorrei?", "Cosa provo?", "Come mi sento?".

Com' è ormai risaputo, cefalee, coliti, gastriti, ma anche vertigini, mal di schiena, mal di gambe possono essere malesseri psicosomatici, cioè che si manifestano sul corpo ma che in realtà hanno un' origine psicologica, emotiva. Questo accade perché mente e corpo sono strettamente connessi e tutti i pensieri, i vissuti che non vengono elaborati (a causa di un conflitto, di una paura) vengono evacuati nel corpo, trovano in quest' ultimo una valvola di sfogo, una via di fuga.
Quindi per ridurre i sintomi psicosomatici è necessario acquisire una maggiore conoscenza e consapevolezza di noi stessi e di ciò che proviamo; "masticando" e "digerendo" ciò che ci tormenta anche il corpo ha i suoi benefici.
Eppure c' è la tendenza a non vivere le proprio emozioni, come se palesarle le rendesse pericolose...l'essere umano ha sviluppato una sorta di abitudine a mantenere l' emotività a basso regime in modo da muoversi su un terreno familiare, ricercando la stabilità poiché rassicura, anche se monotona. Possiamo chiamare quest' abitudine meccanismo di difesa: una sorta di protezione che ci formiamo in base alla nostra esperienza di vita e che serve per non sentire l' angoscia, il dolore, per non soffrire. Ognuno di noi è costituito da un set di meccanismi difensivi che ci caratterizzano come esseri unici e irripetibili: spesso abbiamo proprio bisogno di minimizzare, di non sentire ciò che proviamo, distaccarcene per non avvertire una potente sofferenza. E questo non succede solo per le emozioni negative, come per esempio la rabbia e la tristezza. Mi capita di parlare con persone che, per tutta una serie di motivi, non riescono a godersi le emozioni positive, dando luogo a continue e potenti frustrazioni. Ci costruiamo delle maschere per non soffrire ma con cui, allo stesso tempo è faticoso convivere.

Durante i miei 8 anni di professione ho incontrato maggiormente persone che lamentano ansia e attacchi di panico. I miei pazienti mi hanno aiutato a capire come come malesseri siano delle bombe emotive, delle esplosioni emotive: facilmente l'ansia e-o l' attacco di panico si scatenano quando è forte la tendenza a reprimere i propri istinti,ad operare un controllo sulla propria espressione pulsionale che fuoriesce tutta in un colpo durante queste crisi.

Per tutti questi motivi, quando qualcuno viene da me lamentando questi episodi, è facile che risponda che se ciò accade è perché il nostro corpo ci sta comunicando qualcosa di importante, che forse lo star male, per quanto fastidioso, è una spia che indica che dobbiamo cambiare qualcosa.
Il discorso sarebbe ancora molto lungo: è importante che ognuno consideri la propria storia personale per comprendere il proprio personalissimo modo di entrare o meno in contatto con se stessi...
Inoltre, anche le nostre ossessioni, grandi o piccole che siano, così come l'anoressia costituiscono altre modalità per ricacciare indietro le emozioni, per occuparci di altro, per spostare il focus della nostra attenzione...

Mi piacerebbe, a questo punto, che ognuno di voi si prendesse uno spazio per pensare a tutto questo, sperando di essere stata uno spunto di riflessione.
Ci tengo a dire che per quanto io sappia sia difficile comunicare agli altri a parole ciò che proviamo, vale la pena che ognuno di noi parli con se stesso.
Scrivere questo intervento è stato piu' semplice che esporlo a viva voce davanti ad un pubblico...l' emozione a volte gioca brutti scherzi... :-)
 

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