Powered By Blogger

mercoledì 19 giugno 2013

Elogio alla solitudine


Sto legendo con interesse e coinvolgimento un libro del 2002 dal titolo "Psicolgia della solitudine", di Antonio Lo Iacono.
E' un piacevole saggio che esalta con delicatezza il prezioso valore della solitudine, descrivendo l'importanza del silenzio e dell'isolamento per una profonda conoscenza di sè.
La solitudine non è solo un male da rifuggire, è un valore che ci accompagna per tutta la vita ed è fondamentale tanto quanto il nostro naturale bisogno di socialità.

Per paura di questo falso male la nostra società è diventata dipendente dall'altro: relazioni vuote e prive di significato, uso esagerato di social network (ruba tempo alla vita reale!!), sono solo alcuni esempi di comportamenti che la società si sente costretta a mettere in atto per ovviare all' eremofobia (paura della solitudine).



A volte i miei pazienti raccontano che, arrivati ad un certo livello della propria psicoterapia, sentono il naturale bisogno di isolarsi dal rumore del mondo. Dopo anni trascorsi nel cercare di "restare in gioco" mostrandosi interessanti, coltivando incessantemente relazioni,  tentando di essere operativi e produttivi più che si può, finalmente sentono di essere in pace, non hanno paura di restare soli con se stessi, anzi, ricercano questa possibilità provando piacere nell'ascoltare in silenzio il proprio profondo (sensazioni, bisogni, desideri, fantasie, risposte del corpo...).
La psicoterapia è una via essenziale per conoscere meglio noi stessi, risvegliare una sana curiosità per "noi", accettarci, stimarci e volerci bene.
La paura della solitudine deriva proprio dalla mancanza di questa possibilità di conoscerci ed amare noi stessi.

Al contrario, ci sono persone che per indole o per varie vicissitudini sono solitarie, non si affannano per coltivare relazioni e se possono se ne stanno in disparte dal resto del mondo. Anche questo modo di vivere a lungo andare può portare a malessere come per esempio depresione.
Oppure c'è chi prova un senso di solitudine pur essendo circondato da altre persone.  
Dunque si tratta di una condizione che la persona sente di subire e che, di conseguenza,  genera malessere e disagio. Chi si sente solo non riesce a trovare soddisfazione nello stare insieme agli altri e finisce con il farsi catturare dalla propria passività trascorrendo il proprio tempo libero a letto, guardando la tv, compiangendosi, bevendo ecc..
 
La soluzione vincente sta nel mezzo: vivere una buona vita sociale e allo stesso tempo dedicare del tempo a se stessi per stare in sana solitudine arricchente.

La solitudine fa molto bene all'anima. Ci permette di entare in contatto con quelle parti di noi silenti, poco esposte al conscio, scoprendo e conoscendo noi stessi rafforziamo i nostri limiti (non intesi in senso di mancate risosrse, ma in senso di confini) e comprendiamo dove finiamo noi stessi e dove cominciano gli altri.
Altri intesi come desideri, interessi, giudizi, ecc...

Senza il restare soli come faremmo a “raccogliere” i pensieri in noi stessi a capire, a discernere le esigenze più vere? La solitudine è anche utile perché “ravvalora e mette in opera l’immaginazione” (Leopardi). L’immaginazione è l’anticamera della creatività, è il tavolo di lavoro del progettista, la tavolozza dell’artista che dipinge la sua vita…
 
E' scritto nella Bibbia: "E’ nella solitudine –come potrei mai scordarlo- che il Signore per la prima volta si manifestò nella vita mia. Una solitudine che anch’io come tutti cercavo di evitare con tutte le mie forze. Eppure fu lì, in quel silenzio apparentemente vuoto e disperato, dove tutto sembrava morto, che io ricevetti la prima parola di vita. Dunque non aver paura della solitudine, ma conoscila".

Certe strade, inevitabilmente, vanno percorse da soli. 
Appena poi ci sembrerà di aver trovato qualcosa di valore, una verità importante, allora sarà molto bello condividerla con altri e sentirsi felici insieme!
 
 

Nessun commento:

Posta un commento